Non solo “avvisi” 2020-21

Tra un avviso e l’altro, qualche riflessione

Anni precedenti

7 giug. 2020

PROPOSTA ESTIVA PER I RAGAZZI
dalla prima el. alla 3 media
Dalle parole del vescovo al «progetto cittadino»

«Quanto all’estate dobbiamo attendere le indicazioni delle autorità competenti…
…Quest’anno non possiamo organizzare l’oratorio estivo.
… ma noi non possiamo trascurare i ragazzi e gli adolescenti…
Se non possiamo proporre l’oratorio estivo e non possiamo trascurare i ragazzi e gli adolescenti, che cosa dobbiamo fare?

La sfida:
inventare qualche cosa di inedito, creato non dal singolo prete, ma dalla comunità cristiana, leggendo il territorio, le risorse disponibili e le condizioni da curare perché non ci siano trasgressioni delle normative».

Partendo da qui si sta mettendo a punto un progetto che vede impegnati insieme il Comune, le parrocchie, la cooperativa «Educational Team».
Si servirà di tutti gli spazi presenti in città (oratori, scuole ecc.); lascerà al comune l’organizzazione strutturale e igenico-sanitaria; all’oratorio sarà affidato il progetto delle attività; l’Educational team ci aiuterà nel reperire personale adulto che garantisca la formazione di piccoli gruppi (7 ragazzi; qualche adolescente, un adulto responsabile).
Per i ragazzi di 1 e 2 superiore ci sarà qualche proposta specifica ( non continuativa) curata dai responsabili della loro formazione domenicale.
Mancherà loro il sentirsi già corresponsabili? Trattengano tutto l’ entusiasmo per il mega «oratorio» del 2021!
Purtroppo le indicazioni legislative non consentiranno il progetto per più di 250 ragazzi.

nb.: Sicuramente molte le imprecisioni di questa comunicazione; ma, ancora un attimo di pazienza e tra qualche giorno, l’informazione del Comune e nostra saranno complete ed esaurienti. Occhio ai canali informativi della città!

Meglio il classico oratorio feriale? non fatico a dirvi. «Sì», ma è quanto si può fare e son sicuro che l’entusiasmo di tutti ridurrà i problemi e «inventerà cose nuove rinnovando cose antiche».

31 maggio 2020 – Pentecoste

La regola delle decime e l’aiuto economico alla parrocchia

La regola delle decime è pratica molto antica…
Ogni dieci parole che dici,
dedica al vicino una parola amica, un incoraggiamento.
Se sei studente o insegnante, ogni dieci ore dedicate allo studio,
dedica un’ora a chi fa fatica a studiare.
Se sei un ragazzo che pratichi sport e ti diverti,
ogni dieci ore di gioco, dedica un’ora a chi non può giocare,
perché è un ragazzo come te, ma troppo solo, troppo malato.
Se sei un cuoco affermato o una casalinga apprezzata,
ogni dieci torte preparate per casa tua, dedica una torta
a chi non ha nessuno che si ricordi del suo compleanno.
Se tra gli impegni di lavoro e il tempo degli impegni irrinunciabili, disponi di tempo,
ogni dieci ore di tempo libero,
metti un’ora a disposizione della comunità.
Se disponi di una casa per te e per la tua famiglia,
ogni dieci abbellimenti di casa tua,
dedica un gesto per abbellire l’ambiente intorno.
Naturalmente la regola delle decime potrebbe essere anche molto più impegnativa
se si passa ad esempi più consistenti: ogni dieci case che affitti…
ogni dieci euro che spendi… ogni dieci viaggi che fai…
La stessa logica diventa interessante
se viene proiettata anche sui corpi sociali …
L’arte del buon vicinato – Mons. Mario Delpini

Parto da questa simpatica paginetta…

Parto da questa simpatica paginetta del nostro vescovo
(o forse semplicemente mi nascondo dentro)
per proporre alcune annotazioni
su un tema particolarmente delicato, ma urgente:

il sostegno economico delle nostre parrocchie.

Le necessità economiche delle nostre parrocchie
si sono acuite proprio in questo periodo dove, a causa del “covid 19”,
la mancanza delle celebrazioni e la fatica di uscire di casa hanno reso meno agevole portare le nostre offerte alla comunità.
Non mi sfugge che contemporaneamente,
i problemi economici scaturiti dalla stessa situazione,
rendono più difficile proporre alle comunità questo tema.

Sollecitato dai Consigli Affari Economici delle tre parrocchie,
mi permetto,
in punta di piedi
e con rispetto massimo per le difficoltà in cui alcuni di noi si trovano
di ricordarvi questo impegno.

… E cosa c’entrano le parole del vescovo?

Mi pare che in un quadro dove la gente è già capace di dono,
anche quanto richiesto si faccia più facile e trovi la giusta misura.
Insegnando i nostri piccoli il senso del dono,
non manchiamo di ricordare anche questa forma
che da sempre sostiene la quasi totalità delle attività parrocchiali.
Grazie della cortese attenzione,

17 maggio 2020 -Verso l’apertura alle celebrazioni

La domenica di questi tempi…

Perché si vive la domenica?
Per celebrare, cantare, godere, im­mergersi nell’amore del Signore ri­ver­sato su di noi.

I gesti della domenica
– conoscere (nel senso pieno ebraico di entrare nel pensiero-amore di Dio (Ascolto della Parola)
– celebrare il Signore, facendo “memoria” del suo amore (eucarestia con la comunità)
– vivere questo amore come impegno per i fratelli (carità).
tutto questo si solidifica in alcuni gesti, ma non c’è gesto che possa dire tutto questo amore
non c’è gesto che non si possa guastare nel dire tutto questo.

Esempio: se celebrare si fa pericoloso per i fratelli metto in discussione il celebrare (per quella parte che danneggi fratelli).

Dunque anche la domenica
– può invecchiare e guastarsi; an­che la domenica ha bisogno di continua novità.

Una domenica da reinventare.
Ciascuno di noi, di questi tempi, ha tra le mani una domenica da reinventare.
– Come posso “ascoltare la Parola” nella mia situazione, oggi?
– Come posso “celebrare cantare…” l’amore del Signore
– Come posso viverlo?

19 aprile 2020 – ancora senza messa

Omaggio a Tommaso
Conosciamo l’apostolo Tommaso

Ho immaginato di trovare un foglio di papiro un po’ consumato
che riporta frasi slegate di alcuni apostoli.
Mi sembrano utili per gustare il vangelo di oggi.
Giovanni:
Mi accorgo di anno in anno che la lettura nel mio vangelo viene fraintesa per ciò che riguarda l’amico Tommaso. Qualcuno immagina addirittura che mi fosse antipatico. Non è così! In lui ho sempre ammirato la forte schiettezza assieme ad una intuizione profonda nel comprendere il mistero di Gesù. Insomma era più avanti di noi nel capire chi era il Maestro.
Ho ancora ben presente quel giorno in cui Gesù decise di andare in Giudea, verso Gerusalemme, per incontrare amico Lazzaro molto malato. Lui capì subito che non si trattava di un normale spostamento ma che si “doveva andare” a Gerusalemme dove Gesù avrebbe dato la vita per noi.
Aveva già intuito anche che quella sarebbe diventata la nostra strada. Lo disse apertamente, con quel filo di ironia che sempre lo caratterizzava: “Andiamo anche noi a morire con lui!”. Ci fu tra noi chi intese la frase come una battuta.

Andrea: Nell’ultima cena Gesù parlava dell’imminente sua passione e ci invitava ad avere fiducia dicendo: “Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fiducia in me. Vado a prepararvi un posto; e del luogo dove io vado, conoscete la via”.
Tommaso intervenne deciso: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via? E’ come se avesse prestato la sua voce a ciascuno di noi per descrivere il disagio e il bisogno che sentivamo di qualche parola più chiara, che ci consentisse di vivere quel momento così confuso nel nostro cuore. Lui era più avanti di noi…

Pietro: Mi sono chiesto tante volte perché fosse uscito quel giorno e non fosse presente con noi quando arrivò Gesù Risorto; forse non sopportava l’atmosfera cupa che c’era tra noi; forse faticava a comporre i suoi pensieri
pensando da una parte all’annuncio delle donne: “Non è qui, è risorto” e, dall’altra, alla concretezza della sua morte.
Quando rientrò, gli abbiamo raccontato la meraviglia che ci era capitata;
nell’entusiasmo del momento ci eravamo quasi dimenticati di tutta la sua sofferenza…
Con il rigore che lo distingueva sempre, ci richiamò: “Se dimentichiamo i segni della sua passione, non sapremo annunciare la bellezza della sua risurrezione!
lo devo vedere le piaghe delle sue ferite,
per dare ordine miei pensieri”.

29 marzo 2020 – 5 dom. senza messa

Sulle rive del fiume Eufrate…

22 marzo 2020 – 4 dom. senza messa

Una festa “rinnovata”

15 marzo 2020 – 3 dom. senza messa

Noi ci siamo!

Sono giorni faticosi per tutti:
dover ricostruire quotidianità diversa;
dovervi aggiungere le preoccupazioni per il lavoro,
la fatica della gestione dei nostri ragazzi che non vanno a scuola;
il pericolo che incombe sulla salute;
l’incognita di quanto durerà questa situazione;
il non poter vivere la nostra fede nei modi consueti e certo non banali.
Accogliamo questa prova con due atteggiamenti
che ci propone spesso San Paolo nelle sue lettere:
“parresia” = grinta e gioiosa fiducia;
“upomoné” = Obbedienza, costanza, umiltà, sobrietà, perseveranza.
Due parole difficili da tradurre, ma che possiamo fare nostre
con un’intensità di preghiera maggiore;
con l’Ascolto della Parola di Dio con lo strumento della Lectio divina;
con una carità spicciola che va dall’attenzione alle regole,
ad una telefonata che spalanca il cuore di qualche fratello.
E ad ogni altra “fantasia” che l’attenzione ai fratelli inventa in noi.
Già, e l’eucarestia, e i sacramenti?
Manteniamone e accresciamone un grande desiderio,
aumentato con “l’ascoltare messa”
in qualche proposta televisiva o radiofonica.
Esploderà poi al momento opportuno
nella celebrazione viva, comunitaria.
E sarà Pasqua; e si aprirà davvero il tempo dello Spirito!

Nel frattempo, noi ci siamo!
Nell’eucarestia che ogni giorno celebriamo,
ci mancate, ma vi teniamo vicini.
Con il rispetto dovuto alla situazione
non temete di chiamarci, di incontrarci.
i vostri sacerdoti

8 marzo 2020 – 2 dom. senza messa

Samaritana. per pregare in famiglia

Per pregare…
Lettura del Vangelo secondo Giovanni (Giovanni 4,1-42)
Il vangelo di oggi è molto lungo;
vi proponiamo di leggerlo in forma dialogata (la trovi qui)
(vedi allegato sul sito), con molta calma; è un modo per cominciare a concentrarci su alcune parti.
Nota bene: e lo leggiamo con i ragazzi si possono saltare i versetti 31-38l

Vi offriamo tre piste di riflessione
(va da sé che potete sceglierne anche una sola)

Il percorso della donna samaritana
Ci concentriamo sulle parole della samaritana e ricostruiamo il cammino della sua fede, cioè il suo cammino di avvicinamento a Gesù.
Sottolineiamo le parole più interessanti della donna
– Raccogliamo la parola o la frase che riassume meglio questo cammino.
Rispondiamo insieme a questa domanda:
Qual è l’atteggiamento, la disposizione del cuore che le consente di incontrare Gesù? – Curiosità
– l’insoddisfazione per la sua vita
– un cuore in ricerca
Scegliete uno tra questi proposti (oppure aggiungetene uno vostro)
e chiacchieratene un po’ insieme.

Chissà quante belle risposte verranno a cominciare proprio dai nostri ragazzi. Se ne avete voglia mandatecele. Il vostro impegno di fede fa sempre bene anche noi preti.

Seconda pista: i concentriamo sulle parole di Gesù
e raccogliamo il suo amore per tutta l’umanità

Sottolineiamo le parole più interessanti (questo punto è meglio che ciascuno lo faccia personalmente)

Ci domandiamo: qual è il dono più grande che Gesù fa alla donna?
– Le vuole bene
– Le apri il cuore
– Gli dona lo Spirito
– La rende “apostola”, annunciatrice del Vangelo
Scegliete uno tra quelli proposti (oppure aggiungetene uno vostro) e chiacchieratene un po’ insieme.

Ci domandiamo: qual è il dono più grande che Gesù fa alla donna?
– Delicatezza
– coraggio
– amabilità
– La sua stessa persona
Scegliete uno tra quelli proposti (oppure aggiungetene uno vostro) e chiacchieratemi un po’ insieme.

Concludiamo la nostra preghiera.
Prima di fare nostra la preghiera insegnataci da Gesù,
esprimiamo la nostra fede con le parole dei Samaritani

Papà: “Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo,
Tutti: noi stessi abbiamo udito e sappiamo
che questi è veramente il salvatore del mondo”.

Padre nostro…

Terza pista: La samaritana, i discepoli, Gesù.
(riservata agli adulti).
In un momento “nostro”
leggiamo i versetti 31-38 e domandiamoci: cosa significano?
prima di procedere resistete un po’ cercando qualche vostra soluzione;
(naturalmente potete mandarcela scritta.
A questo punto, se serve, leggete la mia riflessione. Tocca ai disce­poli scontrarsi col passaggio più “duro” di questo incontro di Gesù.
Tornati dalla città con le provviste, pare già gran cosa a loro riconoscere,
senza scandalizzarsi, il fatto che Gesù abbia allargato i confini della sua accoglienza ad una donna, samaritana per giunta.
Ma Gesù ha per loro una “rivelazione” assai più grande,
che comprenderanno solo, in modo adeguato, dopo la sua risurrezione.
Dice Gesù: “Ho un altro cibo da mangiare”; mio cibo è fare la Volontà del Padre”.
Sembra dire: “la gioia di questo incontro non è una storia conclusa;
essa comprende il dono della mia vita per la salvezza di ogni uomo.
La rivelazione che la samaritana ha colto è un anticipo
di ciò che la mia morte-risurrezione svelerà e proporrà ad ogni uomo.
Già ora se ne percepiscono i segni:
questa gente che ha accolto la Parola della samaritana e mia,
è l’anticipo di ciò che voi stessi vedrete dopo la mia Pasqua;
della semina amorosa che è l’intera mia vita, voi sarete i mietitori.

Addolcite il cuore con qualche parola del Papa
È evidente che in alcuni luoghi

si è prodotta una “desertificazione” spirituale,
frutto del progetto di società che vogliono costruirsi senza Dio
o che distruggono le loro radici cristiane.
Lì «il mondo cristiano” sta diventando sterile, e si esaurisce,
come una terra supersfruttata che si trasforma in sabbia?».
Anche la propria famiglia o il luogo di lavoro possono essere quell’ambiente arido
dove si deve conservare la fede e cercare di irradiarla.
Ma è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto,
da questo vuoto,
che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere,
la sua importanza vitale per noi, uomini e donne.
Nel deserto si torna a scoprire il valore di ciò che è essenziale per vivere;
così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni,
spesso manifestati in forma implicita o negativa, della sete di Dio,
del senso ultimo della vita.
E nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che,
con la loro stessa vita,
indichino la via verso la Terra promessa
e così tengono viva la speranza?».
In ogni caso, in quelle circostanze
siamo chiamati ad essere persone-anfore per dare da bere agli altri.
A volte l’anfora si trasforma in una pesante croce,
ma è proprio sulla Croce dove, trafitto, il Signore si è consegnato a noi
come fonte di acqua viva. Non lasciamoci rubare la speranza!
(Ev. Gaudium n. 86)

1 marzo 2020

Domenica senza messa. Messaggio del Vescovo

nvoco la benedizione di Dio su questa nostra terra e su tutte le terre del pianeta.
In questo momento l’apprensione per sé e per i propri cari, forse persino il panico, si diffondono e
contagiano il nostro vivere con maggior rapidità e con più gravi danni del contagio del virus.
Invoco la benedizione di Dio per tutti:
la benedizione di Dio non è una assicurazione sulla vita, non è una parola magica che mette al riparo dai problemi e dai pericoli.
La benedizione di Dio è una dichiarazione di alleanza: Dio è alleato del bene, è alleato di chi fa il bene.
Invoco la benedizione di Dio sugli uomini di scienza e sui ricercatori.
La gente comune non sa molto di quello che succede, dei pericoli e dei rimedi di fronte al contagio.
Il Signore è alleato degli uomini di scienza che cercano il rimedio per sconfiggere il virus e il contagio.
In momenti come questi si deve confermare un giusto apprezzamento per i ricercatori e per gli uomini e le donne che si dedicano alla ricerca dei rimedi e alla cura dei malati.
Si può essere indotti a decretare il fallimento della scienza e a suggerire il ricorso ad arti magiche e a fantasiosi talismani. La scienza non ha fallito: è limitata.
Siano benedetti coloro che continuano a cercare con il desiderio di trovare rimedi, piuttosto che di ricavarne profitti. Certo si può anche imparare la lezione che sarebbe più saggio dedicarsi alla cura dei poveri e delle condizioni di vita dei poveri, piuttosto che a curare solo le malattie dei ricchi e di coloro che possono pagare.
Che siano benedetti gli scienziati, i ricercatori e coloro che si dedicano alla cura dei malati e alla prevenzione delle malattie.
Invoco la benedizione di Dio per tutti coloro che hanno responsabilità nelle istituzioni.
La benedizione di Dio ispiri la prudenza senza allarmismi, il senso del limite senza rassegnazione. Il
consiglio dei sanitari e delle persone di buon senso suggerirà provvedimenti saggi.
Ogni indicazione che sarà data per la prevenzione e per comportamenti prudenti sarà accolta con rigore dalle istituzioni ecclesiastiche.
Invoco la benedizione di Dio su coloro che sono malati o isolati.
Vi benedico in nome di Dio perché Dio è alleato del desiderio del bene, della salute, della vita buona di tutti. Chi è costretto a sospendere le attività ordinarie troverà occasione per giorni meno frenetici: potrà vivere il tempo a disposizione anche per pregare, pensare. cercare forme di prossimità con i fratelli e le sorelle.
Mi permetto di invocare la benedizione del Signore
e di invitare tutti i credenti a pregare con me:

Benedici, Signore, la nostra terra, le nostre famiglie, le nostre attività.
Infondi nei nostri animi e nei nostri ambienti
la fiducia e l’impegno per il bene di tutti,
l’attenzione a chi è solo, povero, malato.
Benedici, Signore,
e infondi fortezza e saggezza
in tutti coloro che si dedicano al servizio del bene comune
e a tutti noi:
le sconfitte non siamo motivo di umiliazione o di rassegnazione,
le emozioni e le paure non siano motivo di confusione,
per reazioni istintive e spaventate.
La vocazione alla santità ci aiuti anche in questo momento
a vincere la mediocrità, a reagire alla banalità, a vivere la carità
a dimorare nella pace. Amen

23 febb. 2020

Arte e musica

Non c’è luogo religioso, per quanto piccolo,
che non porti un segno di bellezza, di arte.

La nostra storia di cristiani in modo speciale:
architettura, pittura, scultura, musica ecc.

Ma tutto questo sarà frutto di un caso
o di un legame profondo
tra la bellezza e la fede?

E gli artisti avranno scelto soggetti religiosi
solo per accondiscendere
alla committenza,
o in quei «compiti» religiosi
hanno trovato modo
di esprimersi più adeguatamente?

E la nostra fede,
non avrà anch’essa bisogno,
per resistere in tempi difficili,
di un po’ di bellezza per sopravvivere?

Mentre ci facciamo
queste domande,
vogliamo anche godere a bellezza
che ci danno l’arte e la musica.

16 febb. 2020

A conclusione delle catechesi su coscienza e libertà

La coscienza
Qualche osservazione semplice, fors’anche banale che ci aiuta a cogliere la ricchezza del testo conciliare

coscienza: Definizione e corollari
Un campanello che suona per dirci se l’azione che compiamo è buona o cattiva
Quando suona? Prima e dopo aver compiuto l’azione
Perché? Per dirci che cosa?
Fai il bene = Ama Dio e il prossimo
Come si forma l’orecchio? a formare la coscienza convergono 3 elementi
Dato rivelato (fatti ad immagine di Dio)
Dato storico-concreto
(senso comune: famiglia, scuola, tradizioni, comportamento degli altri, media ecc.; naturalmente non tutto confluisce allo stesso modo, con la stessa importanza)
Abitudine (habitus = virtù o vizio)
Nb.: La buona “abitudine» (virtù) a seguire la coscienza
ci porta a ricuperare più nitidamente il “dato rivelato” e dunque ad offrire
alla società un senso comune più vicino alla coscienza retta.
E come saremo giudicati?
Non in base al punto raggiunto, ma in base al cammino fatto

16. Dignità della coscienza morale. (GS)
Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell’intimità del cuore: fa questo, evita quest’altro.
L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato (17). La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità (18).
Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo (19). Nella fedeltà alla coscienza i cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità e per risolvere secondo verità numerosi problemi morali, che sorgono tanto nella vita privata quanto in quella sociale. Quanto più, dunque, prevale la coscienza retta, tanto più le persone e i gruppi si allontanano dal cieco arbitrio e si sforzano di conformarsi alle norme oggettive della moralità. Tuttavia succede non di rado che la coscienza sia erronea per ignoranza invincibile, senza che per questo essa perda la sua dignità.
Ma ciò non si può dire quando l’uomo poco si cura di cercare la verità e il bene, e quando la coscienza diventa quasi cieca in seguito all’abitudine del peccato.
Libertà
Qualche osservazione semplice, fors’anche banale che ci aiuta a cogliere la ricchezza del testo conciliare
Libertà piena: Cos’è? Possibilità di scegliere responsabilmente
tra oggetti di diverso valore (o non valore) morale.
Ha bisogno di un «bene» morale di riferimento
E’ pertanto sempre legata alla «Verità» quella sempre parziale (nell’uomo) ma «certificata» dalla coscienza
Come la coscienza, anche la libertà è legata al nostro essere «ad immagine» di Dio. La libertà è il risultato «esaltante» della ricerca morale della verità. «Se rimanete nella mia parola… (gv 8,31)

17. Grandezza della libertà. (GS 17)
Ma l’uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà.
I nostri contemporanei stimano grandemente e perseguono con ardore tale libertà, e a ragione. Spesso però la coltivano in modo sbagliato quasi sia lecito tutto quel che piace, compreso il male.
La vera libertà, invece, è nell’uomo un segno privilegiato dell’immagine divina.
Dio volle, infatti, lasciare l’uomo « in mano al suo consiglio » (20) che cerchi spontaneamente il suo Creatore e giunga liberamente, aderendo a lui, alla piena e beata perfezione.
Perciò la dignità dell’uomo richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere, mosso cioè e determinato da convinzioni personali, e non per un cieco impulso istintivo o per mera coazione esterna. L’uomo perviene a tale dignità quando, liberandosi da ogni schiavitù di passioni, tende al suo fine mediante la scelta libera del bene e se ne procura con la sua diligente iniziativa i mezzi convenienti. Questa ordinazione verso Dio, la libertà dell’uomo, realmente ferita dal peccato, non può renderla effettiva in pieno se non mediante l’aiuto della grazia divina.
Ogni singolo uomo, poi, dovrà rendere conto della propria vita davanti al tribunale di Dio, per tutto quel che avrà fatto di bene e di male (21).

2 febb. 2020

 Grandezza della libertà.
Ma l’uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà.
I nostri contemporanei stimano grandemente e perseguono con ardore tale libertà, e a ragione. Spesso però la coltivano in modo sbagliato quasi sia lecito tutto quel che piace, compreso il male.
La vera libertà, invece, è nell’uomo un segno privilegiato dell’immagine divina.
Dio volle, infatti, lasciare l’uomo « in mano al suo consiglio » (20) che cerchi spontaneamente il suo Creatore e giunga liberamente, aderendo a lui, alla piena e beata perfezione.
Perciò la dignità dell’uomo richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere, mosso cioè e determinato da convinzioni personali, e non per un cieco impulso istintivo o per mera coazione esterna. L’uomo perviene a tale dignità quando, liberandosi da ogni schiavitù di passioni, tende al suo fine mediante la scelta libera del bene e se ne procura con la sua diligente iniziativa i mezzi convenienti. Questa ordinazione verso Dio, la libertà dell’uomo, realmente ferita dal peccato, non può renderla effettiva in pieno se non mediante l’aiuto della grazia divina.
Ogni singolo uomo, poi, dovrà rendere conto della propria vita davanti al tribunale di Dio, per tutto quel che avrà fatto di bene e di male (21). (gaudium et spes 17)

26 genn. 2020

Elementi che formano la coscienza
Dato rivelato (Ogni uomo è stato creato “ad immagine di Dio”)
Dato storico-concreto (famiglia, scuola, tradizioni, comportamento degli altri, media modificano la nostra coscienza, in meglio o in peggio)
Abitudine (habitus = virtù o vizio).
La buona “abitudine» (virtù) a seguire la coscienza
• ci porta a ricuperare più nitidamente il “dato rivelato”
• e dunque ad offrire alla società
un senso comune più vicino alla coscienza retta.
(dalla catechesi)19 genn. 2020

Dignità della coscienza morale.

• Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell’intimità del cuore: fa questo, evita quest’altro.

• L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato.

• La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità .

Gaudium et Spes n. 16

Anni precedenti

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