TU MI GUARDI DALLA CROCE

 

Via crucis

con immagini d’arte

e musiche d’organo

 

12 marzo 2021

 

La pesca miracolosa” – Duccio di Buoninsegna (1308-1311)

Si trovavano insieme Simon Pietro, Natanaele i figli di Zebedeo
e altri due discepoli.
Disse loro Simon Pietro: “ io vado a pescare “.
Gli dissero: “ veniamo anche noi con te “.
Allora uscirono e salirono sulla barca, ma in quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù si presentò sulla riva,
ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.
Gesù disse loro: “ figlioli, non avete nulla da mangiare? “. Gli risposero: “ no “.
Allora disse loro: “ gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete “.
La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.
Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “ è il Signore! “. (Gv.21,1-7)

Perché partire da questa scena di apparizione di Cristo risorto per iniziare questo momento di celebrazione per la Quaresima?
Perché la Quaresima è generata storicamente e liturgicamente dall’avvenimento Pasquale, e non si può percorrere una strada senza sapere dove si va.
Se lo scopo della strada è ben definito, si saprà perché camminare, perché avanzare, perché acconsentire a una conversione verso una novità di vita.
“ È il Signore “ dice Giovanni, il discepolo che Gesù amava, il discepolo che Gesù vorrebbe vedere in ogni discepolo.

Canto: “Tu mi guardi dalla croce”
Tu mi guardi dalla croce
Questa sera mio Signor,
Ed intanto la Tua voce
Mi sussurra:“Dammi il cuor
Questo cuore sempre ingrato
Oh, comprenda il Tuo dolor,
E dal sonno del peccato
Lo risvegli, alfin, l´Amor
Madre afflitta, tristi giorni
Ho trascorso nell´error;
Madre buona, fa´ ch´io torni
Lacrimando, al Salvator!

1. lo sguardo del crocifisso

Tu mi guardi dalla croce, questa sera mio Signor,
ed intanto la Tua voce Mi sussurra: “Dammi il cuor”!

Lo sguardo del Redentore, ci rivolge dalla Croce, questo singolare invito: «Dammi il cuor». Cioè, dammi tutto te stesso. Cos’è, infatti, il cuore, se non il luogo del mio bisogno. E’ l’autentica molla di ogni mio atto di libertà.
Il sussurro del Crocifisso ci sorprende questa sera.
Ma un crocifisso come può rivolgermi una richiesta così ardita?
Cosa può dire un Crocifisso, sconfitto agli occhi del mondo, ad un cuore, provato dal “mestiere di vivere”?
Un Crocifisso che si rivolge ad un cuore inquieto non è l’incontro di due problemi, la somma di due negativi? Cosa può mai venirne di buono?
Eppure, l’uomo deve sempre fare i conti con la domanda delle domande : «Ed io che sono?». Cosa cerca questa domanda? Insegue affannosamente quella pace in cui il nostro cuore inquieto possa infine trovare riposo.

Perché allora non accettare l’invito amoroso che da duemila anni irresistibile promana da quell’Uomo singolare che si è lasciato drizzare sul palo ignominioso della croce?
Lasciarsi guardare da Gesù: ecco la strada perché la sete del nostro cuore venga saziata, perché il desiderio che ci costituisce sia compiuto. E così nel Volto di Gesù che ci guarda prende forma il nostro volto.

 

Immagine: “Crocifisso” – Antonello da Messina (1463-1465)

Brano musicale: J.S. Bach – BWV 731 (“Carissimo Gesù noi siamo qui”)

 

2. «Questo cuore sempre ingrato»

Questo cuore sempre ingrato oh, comprenda il tuo dolor,
e dal sonno del peccato lo risvegli, alfin, l’Amor!

Il volto dell’uomo si rivela nello sguardo che il Volto di Cristo gli rivolge. E questo divino Volto – troppo spesso lo dimentichiamo – è il Volto dell’Innocente condannato e crocifisso. La Chiesa non esita a mettercelo sotto gli occhi con forte realismo, nella solenne liturgia del Venerdì Santo, attraverso le parole del profeta Isaia: «Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevano alcuna stima» .
Il Volto del Crocifisso è il Volto di Colui che si è fatto carico di tutto il male degli uomini. Di tutto il peccato. L’ha preso su di Sé. Del mio male, del mio peccato. Del tuo male, del tuo peccato. Del nostro male, del nostro peccato. Del male di tutti, del peccato di tutti.
Per questo nel Suo volto è inscritto il volto di ogni uomo che soffre.
«Ecce homo» è davanti a noi il volto dell’Innocente crocifisso e risorto. Crocifisso e risorto per il nostro «cuore sempre ingrato».

 

Immagine: “Ecce homo” – Antonello da Messina (1473)

Brano musicale: J.S. Bach – BWV 659 (“Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono”)

3. «Con Maria ai piedi della croce»
«Madre afflitta, tristi giorni ho trascorso nell’error».

Questa sera noi stiamo, come Sua Madre, sotto la croce.
Stiamo sotto il Suo sguardo e, come la Madre, ne beviamo le ultime parole.
Sul palcoscenico del mondo colpevole, Gesù Crocifisso compie fino in fondo la missione affidataGli dal Padre. Le Sue sette parole sulla Croce sono come la sintesi estrema della Sua predicazione, ma soprattutto della Sua opera di redenzione in favore degli uomini.
Egli non ha considerato un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, anzi per salvarci si è annientato, non esitando ad attraversare tutte le piaghe dell’umana esperienza, vivendole in prima persona. Il Suo amore non ha arretrato di fronte all’ostilità più violenta: «allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano, dicendo: “Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?”» ; non si è sottratto allo scherno e all’insulto: «Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi» .
Ha provato l’indigenza più totale, emblema del nostro essere uomini, e ha gridato senza vergogna: «Ho sete».
Ogni giorno, implacabilmente, a nessuno di noi viene risparmiata la propria razione di dolore e di orrore. Neanche a Lui, mentre andava deciso verso il compiersi della Sua ora, è stata risparmiata l’angoscia più profonda, fino a toccare l’abisso della desolazione: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» . Dov’era allora il volto del Padre?
E dal profondo del Suo abbandono si è consegnato totalmente al Padre – «Padre, nelle Tue mani consegno la mia vita» per offrirci la possibilità di consegnarci a nostra volta senza riserve. Per questa Sua estrema obbedienza, in forza di questo Suo sublime abbandono, il disegno di salvezza che prima della creazione del mondo il Padre aveva preparato per i Suoi figli si è compiuto: « Tutto è compiuto» .
Sull’altare del Golgota si è consumato il suo sacrificio.
Davvero lì tutto si è compiuto.
Questa “consumazione” coinvolge tutta l’umanità, tutta la storia, tutto il cosmo.
Si può sperare, si deve sperare, per tutto e per tutti.
Morte vera, morte feconda.
Il Suo amore consegnato è capace di generare una nuova, indistruttibile parentela che dal Calvario arriva fino a noi, questa sera radunati in preghiera davanti a Lui: «Donna ecco tuo figlio (…) Ecco la tua madre… Ed il discepolo la prese in casa sua.
Una parentela ben identificabile, incontrabile oggi nella famiglia della Chiesa, vera icona di Gesù Cristo, morto e risorto. Dai giorni della Sua passione, della Sua morte in croce e della Sua risurrezione, il desiderio di vedere il volto del Signore non sarà mai disatteso. Non lo sarà perché i giorni della Pasqua del Signore sono i giorni della misericordia infinita, dell’amore estremo. Fino al perdono, un dono in cui è stato inserito un moltiplicatore infinito: «Padre, perdonali, non sanno quello che fanno» .

«Tu mi guardi dalla croce»: non sottraiamoci, dunque, al Suo sguardo, ma imploriamoLo con la profonda ed umile consapevolezza del buon ladrone: «Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno» . Egli ci assicura che il nostro desiderio non andrà perduto, che nulla di noi andrà perduto: «Oggi sarai con me nel paradiso»

 

Immagine: “Annunciata (Addolorata)”- Antonello da Messina (1474-1475)

 

Brano musicale: Mozart – Ave Verum Corpus

 

 

 

 

Ave Verum Corpus natum
de Maria Virgine,
Vere passum, immolatum
In cruce pro homine,
Cuius latus perforatum
Fluxit aqua et sanguine,
Esto nobis praegustatum
in mortis exanime.
O Iesu dulcis, O Iesu pie,
o Iesu, fili Mariae,
miserere mei. Amen

 

4. «il riconoscimento di un Amore grande»
Abbiamo ascoltato le sette parole di Gesù sulla Croce: «“Ho sete”; “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato”; “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito”; “Tutto è compiuto”; “Donna, ecco tuo figlio”; “Padre perdonali perché non sanno quello che fanno”; “Oggi sarai con me in Paradiso”. Esse danno voce a ciò che lo sguardo del Crocifisso proclama a tutti. Eppure c’è un’ultima parola da ascoltare: il Suo silenzio. Dice il Vangelo: “E, chinato il capo, spirò.”
Gesù sulla croce ha pregato, ha anche gridato, pianto, rantolato, fatto scricchiolare i suoi denti, come i moribondi. Ma c’è qualcosa di più prezioso ancora: il minuto, il lungo minuto di silenzio, dopo il quale tutto fu consumato .
La Passione, Morte e Risurrezione del Salvatore sono sacramento del Volto stesso di Dio.
Traendo vita dal Volto di Cristo noi cristiani partecipiamo della Vita stessa di Dio. In forza del nostro battesimo viviamo già, come caparra, la vita che sarà definitiva. Fin da quando eravamo bambini la Chiesa, nostra madre, ci ha insegnato a credere nella resurrezione della carne. Questo mistero per noi è inarrivabile. Inarrivabile, eppure profondamente corrispondente. Il Crocifisso risorto è l’estrema espressione della misericordia. Allora alla nostra libertà è offerta la speranza certa di poter durare, di risorgere. «Io risorgerò, questo mio corpo vedrà il Salvatore…»
In questa ragionevole fede possiamo ben dire che un destino glorioso è in atto per noi.

Brano musicale: J.S. Bach – BWV 599 (“Veni Redemptor gentium”)

 

5. «Abbandono dentro un abbraccio»

«Madre afflitta, tristi giorni ho trascorso nell’error;
Madre buona, fa’ ch’io torni lacrimando, al Salvator!»
Al nostro addolorato ritorno mirava il sussurro dell’Uomo della croce: «Dammi il cuor». E da secoli la Chiesa ci indica la strada semplice e sicura ove il dolore del peccato si fa redenzione, autentica liberazione: il sacramento della Riconciliazione. Riconoscendo con umiltà il nostro peccato di fronte al Crocifisso risorto ed invocandone personalmente il perdono davanti al Suo ministro, la nostra libertà tocca veramente il suo vertice.
Abbiamo contemplato il Crocifisso. Ci siamo lasciati guardare da Lui, che ha rivolto a noi le Sue sette parole e il Suo silenzio.
Immedesimiamoci ancora per un momento con la Vergine Maria.
Cosa sarà passato dal cuore di Maria? Anche noi questa sera rifugiamoci nel suo Cuore immacolato – Lei è rifugio dei peccatori – e chiediamoLe di ottenerci un po’ del suo amore per il Figlio.
Concedi, o Maria, al mio cuore di essere infiammato dall’amore per Gesù, mio Signore e mio Dio. Sì, per quanto riluttanti, vogliamo vedere Gesù. Siamo inquieti come gli uomini di ogni tempo e siamo fino in fondo uomini del nostro tempo. Spesso smemorati, non raramente perduti, talvolta angosciati. Confusi e sballottati come naufraghi nel mare, non di rado tempestoso, delle mille contrastanti opinioni, ma attraversati in ogni fibra dall’insopprimibile desiderio di incontrare la risposta vitale alla domanda delle domande: «Ed io che sono?»
Se «questa sera Tu mi guardi dalla croce, mio Signore», se «la Tua voce mi sussurra: “Dammi il cuor”», cosa è per me più ragionevole: resisterTi o abbandonarmi?

Immagine: “Annunciata” – Antonello da Messina (1476)

Brano musicale: J.S. Bach – BWV 549 – Preludio e fuga in do minore.
( E’ una sorta di Via Crucis, dalla mestizia delle note gravi al pedale nelle prime battute, alla celebrazione gioiosa della resurrezione nel finale).

Immagine: “L’Angelus” – Jean-Francois Millet (1858-1859)

Padre Nostro.

 

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