Verso il rinnovo dei Consigli parrocchiali

Per la riflessione

Note pratiche

 

Per la riflessione

È tempo di pensare ai nuovi Consigli:
Consiglio Pastorale e Consiglio Pastorale Affari Economici.

Lascio alle prossima puntata qualche indicazione tecnica, anticipo solo che tenendo conto delle indicazioni venute dagli attuali Consigli Pastorali, intendiamo costituire un solo consiglio inter parrocchiale che consenta tuttavia di lavorare, qualora ancora fosse opportuno, nei tre segmenti (San Martino, San Salvatore, San Lorenzo).

Oggi partiamo con qualche riflessione “alta”, ma necessaria per gustare la bellezza di tale servizio nella comunità. Mi servo di alcune parole del nostro Papa e di alcune indicazioni del nostro sinodo diocesano.

Una battuta iniziale.

Avviene di questi “consigli” come dei corsi di preparazione al matrimonio: sembra d’obbligo parlarne sempre male dall’esterno, per poi constatare da molte delle coppie  partecipanti che se ne è tratto un gran beneficio.
Sono convinto che anche per quanto riguarda i “consigli pastorali”( e i consigli affari economici), nell’umiltà del loro lavoro, nella fatica di trovare un linguaggio adeguato (per troppi secoli, forse è stato abbandonato questo servizio), progressivamente ristrutturano un’idea di comunità ecclesiale.  Ma lasciamo la parola a papa Francesco.

Il “Consigliare nella Chiesa” di papa Francesco

  1. Il fiuto del gregge

Nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium ho sottolineato come «il Popolo di Dio è santo in ragione di questa unzione che lo rende infallibile “in credendo”», aggiungendo che «ciascun Battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del Popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni».

Il sensus fidei impedisce di separare rigidamente tra Ecclesia docens (chiesa che insegna-gerarchia) ed Ecclesia discens, (chiesa che viene istruita – popolo) giacché anche il Gregge possiede un proprio “fiuto” per discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa.)

  1. La sinodalità,

La Chiesa non è altro che il “camminare insieme” del Gregge di Dio sui sentieri della storia incontro a Cristo Signore.

Nessuno può essere “elevato” al di sopra degli altri. Al contrario, nella Chiesa è necessario che qualcuno “si abbassi” per mettersi al servizio dei fratelli lungo il cammino.

Sinodalità e Chiese particolari (diocesi)

Il primo livello di esercizio della sinodalità si realizza nelle Chiese particolari.

Il Codice di diritto canonico dedica ampio spazio a quelli che si è soliti chiamare gli “organismi di comunione” della Chiesa particolare: il Consiglio presbiterale, il Collegio dei Consultori, il Capitolo dei Canonici e il Consiglio pastorale.

Soltanto nella misura in cui questi organismi rimangono connessi col “basso” e partono dalla gente, dai problemi di ogni giorno, può incominciare a prendere forma una Chiesa sinodale: tali strumenti, che qualche volta procedono con stanchezza, devono essere valorizzati come occasione di ascolto e condivisione. (sinodo 47°)

1. Un momento significativo della partecipazione all’azione pastorale della parrocchia si realizza anche mediante il “consigliare nella Chiesa”, in vista del comune discernimento per il servizio al Vangelo. Il consigliare nella Chiesa non è facoltativo, ma è necessario per il cammino da compiere e per le scelte pastorali da fare. Il consiglio pastorale parrocchiale e, nel suo settore e con la sua specificità, il consiglio parrocchiale per gli affari economici, sono un ambito della collaborazione tra presbiteri, diaconi, consacrati e laici e uno strumento tipicamente ecclesiale, la cui natura è qualificata dal diritto-dovere di tutti i battezzati alla partecipazione corresponsabile e dall’ecclesiologia di comunione.

Il consiglio pastorale, in una corretta visione ecclesiologica, ha un duplice  significato:

– da una parte rappresenta l’immagine della fraternità e della comunione dell’intera comunità parrocchiale di cui è espressione in tutte le sue componenti,

– dall’altra costituisce lo strumento della decisione comune pastorale, dove il ministero della presidenza, proprio del parroco, e la corresponsabilità di tutti i fedeli devono trovare la loro sintes

2. I fedeli, in ragione della loro incorporazione alla Chiesa, sono abilitati a partecipare realmente, anzi a costruire giorno dopo giorno la comunità; perciò il loro apporto è prezioso e necessario.

3. Un buon funzionamento del consiglio pastorale non può dipendere esclusivamente dai meccanismi istituzionali, ma esige una coscienza ecclesiale da parte dei suoi membri, uno stile di comunicazione fraterna e la comune convergenza sul progetto pastorale. Una buona presidenza richiede al parroco qualità come la disponibilità all’ascolto, la finezza nel discernimento, la pazienza nella relazione.

Il consiglio, consapevole di non esaurire le possibilità di partecipazione corresponsabile di tutti i battezzati alla vita della parrocchia, riconosca, stimi e incoraggi le altre forme di collaborazione, in piena comunione con il parroco, per la costruzione della comunità.

 

Note pratiche

Annotazione mia:

Ringrazio quanti hanno già dato la loro disponibilità; agli incerti, ricordo che certo, si tratta di cose grandi, ma il Signore le compie con i «piccoli», con gente semplice che si fida di Lui e perciò «sente l’odore del gregge» come ci insegna papa Francesco. Dunque, senza paura , prestiamoci. Grazie, dAndrea

 

 

Per le votazioni

ANNOTAZIONI

L’elettore ha diritto ad esprimere
TRE VOTI
strappando leggermente il foglio
nella casella dei nomi corrispondenti ai can­di­dati scelti.

Prima di riconsegnare,
piegare con la parte scritta rivolta all’interno.

Verranno scelti per il CPP

i primi  2 più votati  per S. Salvatore
i primi  7 più votati per Gurone
i primi 14 votati per Malnate.

(nn. in percentuale agli abitanti)

A questi si aggiungono i membri di diritto: parroco, rappresentanti dioce­sani ecc. Spetta poi al parroco la possibilità di nominare un ulteriore 1/3 di candidati.

A questo proposito preciso che ne sceglierò pochissimi, e solo in caso di qualche necessario «bilanciamento» tra giovani e adulti, favorendo così un Consiglio rappresentativo e al contempo snello.

Nella scheda sono segnalati i can­di­dati le parrocchie per cui si presentano e se di età inferiore o superiore ai 35 anni.

 

 

 

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