Corona virus …a Bogotà

Lettera di padre Franco

8 apr 2020

Cari amici,

oggi ho incontrato un’amica che mi ha prestato il suo internet e ne approfitto per raccontarvi ció che stiamo vivendo in queste settimane di quarantena

Qualche giorno prima che cominciasse, verso il 20 di marzo, i miei compagni della comunitá comboniana di Bogotá mi dissero che dovevo prendere una decisione: o passarla con loro o restare su nel quartiere, senza scendere in centro finché la quarantena finisse per non portare in giro possibili virus.

La mia decisione fu immediata e decisi di restare su nel quartiere. Dopo una quindicina di giorni sono felice della decisione presa e vi racconto il perché.

Qui nel quartiere non sembra che il virus sia ancora venuto a visitarci peró stiamo soffrendo le conseguenze della quarantena che fa che la maggioranza della gente sia rimasta senza lavoro e senza nessuna entrata economica: Per esempio tra i 20 vicini della mia strada, solo 5 famiglie hanno un membro che continua a lavorare e, siccome di solito quasi nessuno mette da parte denaro, son quasi tutti con forti problemi per mangiare.

Peró allo stesso tempo in queste settimane si sta scatenando la solidarietá.

Ve ne faccio alcuni esempi:

Un gorno é venuto a visitarmi un vicino e mi ha lasciato 5 uova.

Luzaida, che é una infermiera nera del quartiere mi ha tolto i punti di un’operazione che avevo avuto qualche giorno fa per togliere un neo che stava diventando pericoloso e non ha accettato che la pagassi.

Un’amica ha saputo che in una parrocchia vicina avrebbero distribuito pacchi di viveri alle persone della terza etá e mi ha iscritto.

Sono andato a mettermi in coda per ricevere il mio pacco (Dice Francesco: ” Che bello é riscoprire il gusto spirituale di essere popolo”). Poi, giácché ero lí sono passato a visitare il parroco che mi ha invitato a pranzare con lui, mi ha prestato tre bei libri per occupare il tempo in questi tempi, mi ha messo in tasca un contributo per aiutarmi a pagare il mio prossimo affitto della casa e mi ha accompagnato a casa in auto portando un po’ di pacchi di alimenti da distribuire tra i miei vicini.

Il giorno dopo ho messo un tavolino davanti alla mia casa con gli alimenti ricevuti ed un cartello che diceva: ” Se vuoi condividere qualcosa con chi sta peggio di te, mettilo sul tavolo, se oggi non hai niente da mettere in pentola, prendi pure ció di cui hai bisogno.

Mi son seduto vicino al tavolino a leggere ed in tre ore son venute 25 persone a prendere qualcosa da mangiare , ma sono anche venuti cinque vicini a mettere qualcosa sul tavolo: un pacco di fagioli, un pacchetto di pasta, 5 patate, un pacchetto di farina, tre banane: é stato un offertorio vissuto in strada, l’offerta della vedova di cui parla Luca 21.

Sono andato a portare gli olii santi ad un ammalato grave e son tornato con la borsa piena di pastiglie di cioccolato da sciogliere nel latte.

Ieri con le laiche comboniane siamo scappati a piedi dal quartiere ed abbiamo passato la giornata sulla collina di fronte tra pascoli e boschi per una giornata di preparazione al triduo pasquale.

Quando siamo tornati, mi stava aspettando una cliente di latte di soia che era venuta a darmi un contributo suo per pagare l’affitto.

Quando vide il mio tavolino fuori e lesse il cartello si commosse e mi promise di raccogliere alimenti tra i suoi amici e portarmeli per alimentare il mio tavolino della solidarietá.

Domani, giovedí santo, in casa ci laveremo reciprocamente i piedi con tre o quattro vicini di casa: mai come quest’anno il rito rappresenterá qualcosa di reale.

Poi continueremo la celebrazione della Pasqua che quest’anno, in mezzo alla sofferenza e l’angustia di molti, sará la celebrazione di una carezza di Dio che si é trasformata in una festa della fraternitá.

Buona Pasqua

Un abbraccio virtuale

Franco

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